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Coronavirus, covid-19

Coronavirus e separazione. Diritto di visita o no?

È possibile andare a trovare i figli che vivono con uno solo dei due genitori? È ancora possibile rispettare, e far rispettare, il calendario di visita stabilito dal Tribunale o concordato?


Torniamo a parlare di coronavirus. In questi giorni di incertezza le domande sono tante. Riguardano la nostra salute, prima di tutto, il nostro lavoro e, anche, la nostra quotidianità. Sono tante anche quelle rivolte agli studi legali perché, si sa, “tutto è diritto” e quando si tratta di affrontare una situazione straordinaria il diritto è lo strumento che ci permette di fare ordine. Il diritto e i diritti.

Salute, appunto, lavoro, ma anche famiglia.

Mentre per tante famiglie l’imperativo “stiamo a casa” vuol dire stare insieme ai propri cari e più vicino ai propri figli, con il supporto anche morale che questo significa, per altre famiglie, e sono forse in pari numero, stare a casa vuol dire distanziarsi.

Parliamo delle famiglie di “genitori separati” che ora si vedono messe a dura prova.

Gli interrogativi sono vari: è possibile, per un genitore, recarsi a trovare i figli collocati presso l’altro genitore? È ancora possibile rispettare, e far rispettare, il calendario di visita stabilito dal Tribunale o concordato? È ancora possibile per il genitore non collocatario, quello cioè che non ha i minori con sé, ricongiungersi ai figli durante il fine settimana?

Molte famiglie se lo stanno chiedendo, soprattutto quando i genitori abitano in due Comuni diversi.

Consultando le indicazioni date dalla Presidenza del Consiglio a spiegazione dei Decreti che hanno e stanno limitando le facoltà di spostamento di tutti noi (da quello del 9 marzo a quello del 22 marzo), è ancora possibile leggere che il diritto di visita non è inibito e che quindi è possibile per i genitori recarsi presso le rispettive differenti abitazioni per vedere i figli, prelevarli o riportarli presso il genitore collocatario, nel rispetto e secondo le modalità stabilite dal Tribunale.

Tuttavia, le specifiche circostanze del caso possono imporre delle modifiche al regime concordato e sinora attuato.

Le esigenze di tutela della salute alla base dei divieti agli spostamenti che tutti siamo tenuti a rispettare sono esigenze primarie che si collocano al di sopra, anche, del diritto di visita di un genitore.

Molte famiglie hanno preso “precauzioni” in autonomia: se uno dei genitori sta continuando a lavorare a tempo pieno, in contatto con tante persone, e il minore da visitare il fine settimana è di per sé cagionevole di salute o sottoposto a cure particolari, è giusta la scelta del genitore di non fare visita a quel bambino perché questo vuol dire tutelarlo. L’altro genitore non potrà quindi rivendicare alcunché né contestare una mancanza o un inadempimento in capo al genitore che “non rispetta” il calendario stabilito dal Tribunale, perché in questo caso l’inadempimento è una forma di migliore cura degli interessi del minore e anche dei parenti anziani che con i bambini spesso convivono.

Nello stesso o in casi analoghi, tuttavia, le esigenze sanitarie non possono essere pretesto per non adempiere ai doveri genitoriali. Il bambino conserva il proprio diritto alla bigenitorialità, quindi a vivere la relazione con entrambi i genitori. Ciò a dire che quel genitore che per motivi, pure in astratto legittimi, decida di sospendere gli incontri con il figlio dovrà attuare modalità alternative per realizzare i diritti del bambino: sarà doveroso, quindi, incrementare le chiamate e introdurre anche delle videochiamate che sostituiscano, per quanto possibile, un incontro “reale” tra genitore e figlio.

L’altro genitore, a sua volta, sarà tenuto a collaborare per far sì che tutto ciò si svolga nel modo migliore possibile, per esempio predisponendo il pc o il cellulare in modo sicuro per il minore e non interrompendo la telefonata con pretesti o motivi futili, ricordandosi che quella videochiamata sostituisce il tempo normalmente riservato all’altro genitore.

Appositamente interpellati, alcuni Tribunali, e anche il Tribunale di Rovigo, hanno deciso proprio in tal senso, sospendendo gli incontri da “calendario ordinario” e stabilendo espressamente che gli incontri siano sostituiti da videochiamate. La motivazione di questi provvedimenti è quella illustrata poche righe sopra: le esigenze di salute pubblica sono primarie e vanno perseguite con sacrificio comune. Se non vi è la sicurezza che il genitore non collocatario, quindi nei fatti quello che si reca presso il bambino, non possa essere veicolo di virus, per il bambino e per chi con il bambino convive, bene è che gli incontri siano sospesi. Non si tratta di inadempimento ma di presa in carico di esigenze fondamentali e collettive.

Il consiglio di chi scrive, quindi, è quello di fare fronte comune anche in questo senso e ridurre o limitare gli spostamenti dei minori da un’abitazione all’altra. La raccomandazione però è quella di perpetuare e assicurare la continuità della relazione tra il minore e il genitore che non ha il minore con sé e ciò attraverso altre forme di contatto, magari meno dirette ma più sicure, come può essere quella della videochiamata.

Qui per leggere il nostro precedente articolo in tema di coronavirus.

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